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STORIA DELLE TERRE E DEI LUOGHI LEGGENDARI

Etymologiae è un’opera enciclopedica in 20 libri, una compilazione dello scibile, opera di Isidoro di Siviglia, uomo di chiesa e di sapere vissuto nel VI secolo d.C. Quindici secoli dopo, poco meno, è Umberto Eco, forte dei suoi transiti culturali, della sua dedizione per san Tommaso e la filosofia medioevale prima, poi della “semiologia”, giovane disciplina dalle radici sapienziali e mediche antiche, che prende il testimone e passa tra le forche caudine della cultura di massa, delle mode, dell’esplosione di immagini e cori di uomini spesso “vuoti e impagliati”. Lo dimostra ancor più, senza voler dimostrare, ma mostrare nel suo ultimo libro “Storia delle terre e dei luoghi leggendari”, edito da Bompiani, 478 pagine e 35 euro, ben spesi.

Non importa dove, ma fuori dal mondo”, scriveva Baudelaire. Quando questa terra e questa gravitazione non basta, ecco la panacea, l’Utopia, l’Atlantide della letteratura. “Questo libro è dedicato alle terre e ai luoghi leggendari: terre e luoghi perchè talora si tratta di veri e propri continenti.” E allora viaggiamo per Atlantide, con la nascita del mito platonico e dei suoi epigoni più recenti, passando non solo per citazioni letterarie, ma per evocazioni da film, fumetti. Quando sembra di avere certezze o semplici informazioni, “si dice”, “forse”, “ma…” ecco che arriva questo portolano, questa enciclopedia di un sapere metodico non scientifico, gustoso non accademico, fantasioso ma non iperbolico e vacuo.
“La leggerezza” del sapere e dell’immaginazione, la voglia di evasione intelligente, di guardare il mondo dei libri da un’altra dimensione ed averlo a portata di occhi, mente e cuore. La partenza è nella credenza delle Terra piatta, degli antipodi, dei primi perché culla della filosofia e ancor prima del dialogo, della dialettica, del paradosso, nati a Velia grazie a Parmenide e Zenone. Sapevamo, sapevate che proprio Parmenide, filosofo, anzi meglio “pensatore” eleatico aveva già intuito che la Terra non è un disco nel vuoto, ma è sferica? E lo sapevano in tanti: i nostri padri Greci e Dante e …
Li troviamo tutti e ne possiamo le leggere le fonti in questa novella Etimologia del XXI secolo; in questa compilazione dal sapore dell’esplorazione, della meraviglia “inizio del sapere”, ma anche compiacimento, anche sprone ad alzare le vela della navicella del sapere.
Le terre della Bibbia, quelle di Omero, l’Eldorado, Mu, Lemuria, Thule, Utopia, sono solo alcune tappe di un viaggio straordinario, di un diario come e più delle chartulae di Marco Polo.
Umberto Eco attraversa secoli e storia dell’immaginazione, come ha già fatto per altri soggetti impalpabili ma necessari come “il bello”, “il brutto”, come il desiderio di volare con la mente nel sogno, ma anche nel textus, nel tessuto della letteratura delle lingue, antiche e moderni, nei segni, nella semantica-semiologia terre sempre più abbandonate, sconosciute.
Moltiplicando gli occhi si vede meno./ Tra poco avremo migliaia d’occhi e resteremo al buio.” E’ una variazione di poesia di Montale, da lui olografata. Era il 1970, appena passata la buriana del ’68. Gli occhi sono i nostri sensi, non ben collegati come gli occhi degli insetti. Va ne e Internet ma torniamo a guardare le stelle e guardandole di notte, magari sul mare non occupato da cemento, porti petrolchimici, centrali nucleari, raggruppandole in frammenti di cielo, ritroveremo il senso dell’astrologia, le mappe celesti dei primi viaggiatori e navigatori, nostri simili, nostri fratelli.
Buon viaggio e sempre grazie al Maestro Eco.

Marcello Napoli

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