AUTOPRODUZIONI NASCOSTE, DIVERSE E MALTAGLIATE
Evocare ricordi è complicato, ma incredibilmente efficace e quando questa capacità appartiene ad un creativo dell’autoproduzione la cosa si fa ancora più interessante. Vi state chiedendo di cosa sto parlando? Di chi? Quali ricordi? Ecco vi spiego cosa mi è accaduto.
Incontro Orsetta Rocchetto a Venezia per intervistarla, per raccogliere il suo pensiero sull’autoproduzione, ma prima di registrare il video, parliamo di lei, della sua esperienza nell’ambito del design in genere e poi di come ha iniziato la sua esperienza come autoproduttrice. Mi racconta che anni fa un amico di famiglia le regala tutta una serie di materiali provenienti da un fondo di magazzino: cavi elettrici, tubi di scarico di lavatrici, cavi telefonici e carta di giornale.
Ecco che, grazie alla ricerca sul prodotto portata avanti in università, inizia ad indagare le potenzialità formali di questi materiali con l’obiettivo di ricollocarli altrove, dal loro normale utilizzo al
reimpiego come oggetti completamente differenti. A questo punto, Orsetta incomincia a descrivermi nel dettaglio le sue opere, ma contemporaneamente le dico che tutto quello che lei mi raccontava io lo conoscevo, l’avevo già visto, insomma sapevo di cosa stava parlando. Anni prima, avevo avuto modo di apprezzare le
sue creazioni perché, indossate da una signora, le avevo notate, apprezzate e mi aveva impressionato il fatto che erano così
ben progettate e realizzate che era difficile capire la provenienza dei
materiali utilizzati (
il sito di Orsetta).
Orsetta Rocchetto, laureata presso lo
IUAV di Venezia, sin dall’inizio della sua attività professionale si è sempre interrogata sul
senso etico del progetto, mostrando interesse per la ricerca di tutti quegli oggetti anonimi e nascosti che fanno parte della quotidianità.
Giovanni Di Vito