creativi e autoproduzione
SENZA SUPPORTO IL DESIGNER NON RIESCE A DIVENTARE IMPRENDITORE CON L’AUTOPRODUZIONE
Se la perfezione non fosse una chimera, non avrebbe tanto successo.
(Honoré de Balzac)
E lo sa bene Lorella Pozzi che mi pone diverse questioni legate all’autoproduzione; partendo proprio dallo storytelling, cifra distintiva del giornale e banco di prova comunicativo per gli intervistati.
Possibile che l’autoproduttore debba saper fare tutto? Realizzare un prodotto eccellente, interessarsi alle dinamiche del mercato finanziario, per la sua distribuzione, e proporlo nella maniera adeguata, sottintendendo una capacità oratoria mediamente superiore alla media, un uso disinvolto dei linguaggi visivi moderni e, ovviamente, un’approfondita conoscenza del web?
Il processo di progettazione già implica in sè le ben note fasi dell’ozio, talvolta frustrante, pre-creativo accompagnato da una leggera depressione che scompare nel momento in cui si concretizza materialmente l’idea; caricarlo di mille competenze non sempre garantisce la qualità al prodotto finito.
Addensare in un sol corpo mille mestieri, quasi un involontario inno al multitasking a tutti i costi, invece di dare vita alla figura professionale dell’autoproduttore consapevole, potrebbe creargli una crisi d’identità.
In un mercato potenzialmente infinito, dove un’invisibile battaglia all’ultimo dettaglio definisce il tono dello scontro, non è la cura estrema di alcuni particolari, ora fondamentali come il packaging, a sancire il successo dell’impresa?
E’ vero, forse non basta. Sarebbe opportuno creare una filiera produttiva che risponda ai bisogni sempre più articolati dei clienti, dove i singoli non si sostituiscono ai più, ma collaborino incrociando saperi, capacità ed esperienze per dar luogo a piattaforme polifunzionali, che potrebbero risultare utili per valorizzare la sezione dei così détti “prodotti di nicchia”.
Altro aspetto interessante riguarda la reperibilità delle materie prime italiane, il km 0 diviene una sfida inattuabile, nella maggior parte dei casi, per gli enormi quantitativi di spesa che le aziende richiedono e le composizioni chimiche che mutano spessissimo, diminuendo la pregevolezza della merce acquisita.