creativi e autoproduzione
di Marcello Napoli –
UN ANGELO ALLE CASE VERDI
Storia d’amore (tra Silia e Giulio) e di quotidianità in una periferia romana uguale a tante nostre periferie. Menzione e finalista Premio Roma (9 luglio) di Rosario Bonavoglia edito da Fausto Lupetti.
Silia è l’angelo alle Case Verdi, la borgata di Tor Bella Monaca, simbolo di una delle tante periferie uguali, disgregate e diffuse in tutta Italia. Silia è commessa al centro di Roma, vive un matrimonio per inerzia, senza complicità e svolge il suo lavoro, ma senza passione. Giulio è un fotoreporter alle prese con una professione inflazionata che si fa sempre più difficile: se la fotografia mostra e non dimostra, se tutti fanno click con qualunque mezzo a che serve un reporter con una visione estetica, con esperienza tecnica e ultradecennale alle spalle? Silia e Giulio, come l’elica del DNA si rincorrono, si perdono e si ritrovano. Un rapporto esile di due esistenze diverse e solitarie, schiacciate e dominate dalle inquietudini di questo tempo liquido, caotico; due persone che si lascerebbero andare tra un mare di “se… e di ma…”, tra parole non dette e gesti e sogni irrealizzabili e progetti a volte disegnati sul velo dell’acqua in ritagli di tempo tra un treno ed un altro. Su di loro sembra incombere il cielo nero e i mostri della ragione dormiente di Goya; incubi più che desideri, frustrazioni più che la ricerca del piacere, dell’abbandono. Quei pochi momenti di complicità sembrano davvero frammenti leopardiani strappati al dolore, alla vita e ai suoi ingranaggi. Culture diverse, personalità diverse: “Il nostro rapporto non è al capolinea, Silia. Sono felice di essere riuscito a ritagliare oggi uno spazio e poterti vederti, anche se per scampoli di minuti”, dice Giulio. “Il tuo modo di tenere due piedi in una scarpa”, risponde Silia. E’ uno stile di vita, una problematica, quella sul filo elettrico dei giorni, che appartiene a questi ultimi decenni; quelli dopo il cosiddetto Boom, l’industrializzazione e l’esilio delle periferie; dopo ancora venne l’epoca del post-moderno. E’ l’era della fluidità elettronica, ma soprattutto della rottura del “patto sociale” tra l’individuo e lo Stato, tra lo Stato e altre ragioni, altre primarietà, dove l’individuo è solo spettatore più che testimone. A questa logica si ribella Silia; la borgata progettata e voluta dal Comune dovrà essere abbattuta e con essa si spianerà, frantumerà quel po’di legami, di eredità, di vissuto costruito dai “deportati” lì con un pizzico di speranza; quel popolo di talee senza radici, di appendici senza muscoli che ronza intorno all’alveare. Intorno a Giulio e Silia le dinamiche sociali ed economiche delle superfetazioni incontrollate limitrofe alle metropoli; la volontà dei padroni del cemento sul substrato sociale che è spesso un sottovuoto di cellophane da manovrare. Potrà la piccola Golia difendersi e difendere la sua comunità contro i mille Davide della speculazione, i mille Giuda della politica e amministrazione? “Traffico fermo all’uscita 19 del GRA, un furgone bianco impedisce la visuale.” Siamo al redde rationem, nelle ultime pagine del romanzo di Rosario Buonavoglia “Un angelo alle case verdi”, edito da Fausto Lupetti. Un furgone bianco come il Velo di Maya che impedisce il disvelamento, la rivelazione o il dramma in atto. Una storia di impossibili possibilità, di cruda realtà, di ripensamenti ai danni dei cittadini più indifesi. Un patto unilaterale, scellerato, tra speculatori e amministratori e politici è la morsa che attanaglia le case Verdi, Tor Bella Monaca e molte borgate e periferie dell’Italia. Un atto di accusa che avrebbe preferito la metamorfosi da bruco in farfalla, più che da vermi a vittime. Il volume ha conseguito la “menzione speciale” al prestigioso Premio Roma. Lo scrittore, fotografo, musicista salernitano, ha una lunga, importante carriera in istituzioni bancarie non solo in Italia, ma tra Asia e America.