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febbraio 1st, 2016
NON SEI PIÙ MIO PADRE

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di Marcello Napoli –

NON SEI PIÙ MIO PADRE. IL CONFLITTO TRA GENITORI E FIGLI NEL MONDO ANTICO

“La famiglia è sempre il luogo degli affetti, nessuno intende negarlo. Ma nessuno può negare che non è solamente questo: la famiglia è anche il luogo delle tensioni, dei rapporti difficili complessi, spesso irrisolti, dei conflitti inaspettati, dagli esiti a volte inimmaginabili.” Le domande e la ricerca delle ragioni di queste tensioni, oggi più che mai vivide, sono il punctum, il baricentro del libro di Eva CantarellaNon sei più mio padre. Il conflitto tra genitori e figli nel mondo antico“, edito da Feltrinelli. Un viaggio tra modelli archetipi di rapporto madre-padre-figli, ovvero le radici letterarie e psicologiche da risvegliare, conoscere, prima che il concetto stesso di famiglia, come la Costituzione, vengano a ragione o a torto stravolti. Questioni, le tensioni, di ieri e quelle amplificate, di oggi. Una casistica imponente tra tragedia, Agamennone e Oreste, Teseo figlio di Egeo, Giasone e i suoi figli e commedia, Schifacleone e il vecchio padre Filocleone. Il padre di Enea è alternativo al padre prospettato da Freud, Edipo, colui che impone ai figli il rispetto delle regole; in primis il divieto del rapporto incestuoso con la madre. La Cantarella, figlia del mai dimentico professore Raffaele è erede e testimone di una tradizione classica, spesso oggi dimenticata, messa in angolo da esigenze del mercato e della società, ha da sempre dominato la materia antica, il mondo greco e latino, legandolo alle legislazioni e tendenze attuali. Questo è tra i più piacevoli e corposi pregi del libro. Basti pensare all’adulterio, considerato, sino al 1969, un reato esclusivamente femminile: “Il marito veniva punito solo se teneva una concubina nella casa coniugale o notoriamente altrove”. Non solo il triangolo padre-madri-figli viene sondato tra le tante tracce classiche, ma un altro dei temi del volume è il conflitto generazionale di cui è modello la contrapposizione tra il giovane Alcibiade e il vecchio padre Nicia. Siamo tra le pagine di Tucidide e al tempo della grande spedizione siciliana del 415 a.C. Ai primordi della letteratura greca, nella Teogonia di Esiodo, così Zeus risolse il problema di un eventuale scossone alla sua regalità: partorì egli stesso il figlio concepito ingoiando la moglie Metis. Il parto avvenne grazie al colpo di accetta di Efesto. Così nacque Atena. Dai casi più drammatici, parte essenziale della mitologia e letteratura greca, la Cantarella esplora, non tralascia, la scena comica di questa tensione inter familias. Ne “Le nuvole” di Aristofane, siamo nel V secolo a.C., il vecchio Strepsiade è angosciato dal figlio Filippide: “Tu scialacqui la mia roba come se fossi già morto.” Scopo principale di questo viaggio è, per l’autrice, “un invito a non dimenticare che, se la storia non è certamente magistra vitae, conoscerla non è un’inutile, dotta curiosità: è un’apertura a conoscere problemi che possono aiutare a ragionare sul presente.”

Marcello Napoli

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