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creativi e autoproduzione

ottobre 15th, 2015
RITORNO ALLA VITA

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di Massimo Consorti

RITORNO ALLA VITA – EVERY THING WILL BE FINE

Regia: Wim Wenders – Ger/Can/Nor/Fra/Sve – 2015 – Durata 100 min
Con James Franco, Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams, Marie-Josée Croze, Robert Naylor, Patrick Bauchau, Peter Stormare, Lilah Fitzgerald

Dopo tanti documentari, e soprattutto dopo Il sale della terra, Wim Wenders torna a girare fiction, che non sono le stupidaggini targate Rai e Mediaset degli ultimi anni, ma un film composto da sceneggiatura, attori, storia, canovaccio, trama che, per un logico riporto matematico, costituiscono un’opera cinematografica. Attesissimo, Ritorno alla vita o Every Thing Will Be Fine che se ne voglia dire, ma in quanto al risultato…
Lo scrittore Tomas Eldan, in evidente crisi creativa, sta guidando in uno splendido paesaggio innevato canadese quando, improvvisamente, investe uno slittino con due bambini a bordo. Credendo che il ragazzino fosse uno, Tomas, vedendolo vivo, anche se choccato, è convinto che la faccenda si sia risolta con un gran spavento. Non è così, però, e il fratello del ragazzino illeso è morto.
Da questo momento inizia una storia che ha al centro l’egocentrismo e il cinismo di uno scrittore disposto a tutto pur di figurare nella hall fame del suo paese. Un finto suicidio (architettato in modo da poter essere salvato), il divorzio dalla moglie che vorrebbe un figlio ma lui non può darglielo, lo sfruttamento sistematico della storia che ha vissuto per raggiungere un successo che arriverà puntualmente, il risvolto psicologico del film.
Sceneggiato da Bjǿrn Olaf Johannessen, fotografato da Benoît Debie e musicato da Alexandre Desplat, Ritorno alla vita è un film che, in versione 3D, offre il meglio di sé in termini di spettacolo. Tutte le componenti tecniche del film rientrano infatti perfettamente nella logica del prodotto cinematograficamente perfetto. Perfino il cinismo estremo, che accompagna la vita di uno scrittore diventato famoso grazie alla morte di un bambino, si perde nella bellezza dei particolari scenici. Mi chiedo, ma Wenders, oltre ad aver adempiuto al meglio il compito di “direttore d’orchestra”, dov’è?

Massimo Consorti

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