creativi e autoproduzione
di Massimo Consorti –
LA FAMIGLIA BELIER
Regia: Eric Lartigau – FRA – 2014 – Durata 100 min.
Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera, Roxane Duran, Ilian Bergala, Luca Gelberg, Jérôme Kircher.
Paula ha 16 anni, una famiglia “particolare”, una voce d’angelo non caduto in volo. La sua famiglia è particolare perché totalmente sorda, nel senso che non sente, parla male e a stridii come tutti i sordi, non colloquia con l’universo, rappresentato dalla campagna a qualche chilometro da Parigi, e vive in modo esclusivo (ed escludente) il suo stato di entità a parte: “vorrei che tu che parli e senti, fossi sorda dentro”, dice a un certo punto del film la madre a Paula. Ma Paula ha una bellissima voce e un avvenire sicuro come cantante anche se, per l’avvio, con le note di Michel Sardou noto chansonnier parigino, dovrà decidere se vivere in un mondo ovattato o prendere una strada diversa.
Da un po’ di tempo i francesi stanno dettando al resto del mondo le regole di un nuovo modo di fare commedia. Dopo il successo planetario di Quasi amici, sembra che l’handicap sia diventato parte predominante delle sceneggiature d’Oltralpe. All’apparenza quasi cinica, come filosofia, l’handicap per i francesi rappresenta invece un modo di far sorridere, arrivando alla conclusione molto laica che in fondo siamo davvero tutti uguali.
Dopo la rivoluzione jacobiana dei film a narrato “universale”, la Francia sembra cogliere un aspetto del cinema che a molti italiani innamorati delle grandi locations a scenografia d’arte già fatta, sfugge. In poche parole è possibile raccontare una piccola storia e renderla universale anche se il set è rappresentato da una stalla, un’aula scolastica semi sgarrupata e l’odore di formaggio che sembra aleggi perfino nella sala cinematografica. Non un capolavoro questo Famiglia Bélier, ma un film godibilissimo da vedere, e da leggere, come se fossimo tutti sordi dentro.