creativi e autoproduzione
L’AUTOPRODUZIONE, L’AUTOCOSTRUZIONE E IL NEO-ARTIGIANO
I designer autoproduttori sono ormai una realtà con la quale il mondo del design deve necessariamente dialogare per comprenderla completamente e inserirla a pieno titolo nel suo processo di evoluzione. Il massimo organismo dedicato al design, ovvero l’ADI sta iniziando questo percorso ma anche le università, in particolare con le facoltà, oops dipartimenti, di architettura e di design, stanno affrontando l’argomento.
L’approccio è basato sulla formazione con la progettazione e la ricerca con l’innovazione. Una visione della progettazione che è molto affine all’autoproduzione è quella generativa, purtroppo poco conosciuta ma che annovera esponenti un po’ in tutto il mondo. Uno di questi studiosi l’abbiamo incontrato per avere un suo contributo proprio sulla questione dell’autoproduzione.
E’ Carlo Coppola, napoletano, classe ’53, insegna progettazione architettonica ed urbana presso il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli” della Seconda Università degli Studi di Napoli. E’ responsabile del Centro di Servizi di Ateneo QualityLife, dirige il Corso di Specializzazione in Edilizia Sanitaria ed è rappresentante per l’Italia presso l’eCAADe (Conference on Education in Computer Aided Architectural Design in Europe). Autore di numerosi saggi e ricerche sullo studio delle strutture formali e delle loro applicazioni nel campo degli organismi complessi come l’architettura e l’urbanistica. I suoi studi sulla progettazione generativa, sperimentati anche nel campo dell’attività professionale, sono stati pubblicati sia in Italia che all’estero, dove ha insegnato e conseguito numerosi riconoscimenti.
Al prof Coppola abbiamo chiesto una sua riflessione su questa fase del design autoprodotto: “oggi il mercato è l’ago della bilancia per i prodotti di design di successo. Fra produzione cinese ed autocostruzione estrema si sviluppano molteplici teorie, ma le competenze rimangono ancora specialismi un po’ autistici senza sintonia trasversali capaci di arricchire il valore aggiunto alle funzioni del prodotto. In un pendolo fra tentativi artistici e esiti parascientifici.” Quindi se per il prof questa è una fase ancora acerba per un mercato in fase di assestamento, gli abbiamo chiesto quale futuro prevede: “nel futuro, a mio parere, il design dell’autocostruzione può trovare un equilibrio nel percorrere la strada del neo-artigianato, come a me piace definirlo, dove il progetto diventa lo strumento in cui vengono declinate tutte le possibilità di espressione delle diverse competenze ed esperienze, fino a diventare una nuova forma di sapere e di saper fare.”
Se il neo-artigiano sarà la figura centrale del design del futuro, saprà avvalersi della progettazione generativa?
“Intere famiglie di oggetti che emergono dall’approccio generativo al progetto costituiscono i risultati della visione sinergica fra analisi meronomica e sintesi tecnologica, dove il produrre diventa il fine stesso dell’attività del neo-artigiano.”
Angelo Soldani