DESIGN ARTIGIANALE

creativi e autoproduzione

febbraio 15th, 2016
ADOLFO GRASSI

ADOLFO, IL FRANTOIO DI FAMIGLIA E IL CANTANTE DEGLI AEROSMITH

Alfonso Grassi

Parola Frantoio

«Appena possono – racconta Adolfo – mio nonno e il cognato acquistano l’impianto e si dedicano ad apprendere le tecniche e le arti del mestiere, cercando di perfezionare sempre di più le une e le altre, sempre tenuto conto delle scarse risorse di cui disponevano. Come forse saprai Vincenzo il frantoio antico in questione era formato da una ruota a pioli, collegata alla macina di granito attraverso una leva, alla quale era legato il mulo. Era, inoltre, composta da uno strettoio (pressa in legno di quercia) manovrata manualmente, che serviva a schiacciare la pasta di olive prodotta dalla macina, anche grazie ad altri piccoli oggetti tipici dell’epoca come le bruscole, borse circolari di paglia intrecciata dove veniva riposta la pasta di olive durante la pressa e i misurini, nei quali veniva riposto l’olio, conosciuti al tempo con il nome di litra. Proprio per quel che riguarda la pressa, mia nonna mi racconta spesso questo simpatico aneddoto: la suddetta pressa aveva un perno centrale non solo molto grande e robusto ma anche molto alto, troppo nel nostro caso, dato che nel magazzino non entrava e così per risolvere il problema mio nonno e il cognato Salvatore dovettero fare un buco nel muro. L’idea in sé era buona, o comunque inevitabile, aveva però una non trascurabile controindicazione dato che in questo modo il perno sbucava nella stanza da letto dei miei nonni, precisamente sotto al letto, e quando si lavorava di notte per la povera nonna era impossibile dormire per il forte rumore del perno. Tornando al succo della questione, aggiungo che quel tipo di impianto era detto a freddo e che nonostante gli oltre 50 anni trascorsi non è ancora del tutto superato dal punto di vista tecnologico, come dimostra il fatto che ancora oggi, molti frantoi moderni utilizzano ancora come idea di base quello stesso metodo di lavorazione.»

Leggete la storia di Adolfo

Vincenzo Moretti

Comments are closed.