creativi e autoproduzione
di Massimo Consorti –
IL RACCONTO DEI RACCONTI
Regia: Matteo Garrone – 2015 – ITA/FRA/GB – Durata 125 min.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Vincent Cassel, Massimo Ceccherini, Eric MacLennan, Nicola Sloane, Vincenzo Nemolato, Giulio Beranek, Shirley Henderson
Tre favole tratte direttamente (e liberamente adattate) dal più vecchio libro di fiabe, Lo cunto de li cunti, scritto in Europa da Giambattista Basile in lingua napoletana tra il 1500 e il 1600. Tre storie girate separatamente che, montate in modo magistrale da Marco Spoletini, si interecciano sullo schermo fino a comporre una sinfonia selvaggia di immagini, situazioni, animali sempre migliori degli umani, colori e note musicali ossessive che si silenziano a sottolineare sequenze drammatiche. Una regina non sorride mai perché attende un figlio suo, ma tutto suo, di nessun altro; due sorelle, un po’ streghe e un po’ sprovvedute, non intendono vivere di vecchiaia aspirando a tornare giovani fino a far cadere in un equivoco mortale un re sempre eccitato, erotomane lapalissiano; un altro re risponde alla richiesta di marito della figlia, indicendo una gara che crede non vincerà nessuno, mentre invece… Matteo Garrone dà vita a un tourbillon di sentimenti, di grandi spunti caratteriali e di crudeltà. Lo cunto de li cunti parte dall’amore e Garrone non ne stravolge il significato, compreso quello che invece di portare con sé doni, l’amore diventa cupidigia. L’archetipo della fiaba è impresso sullo schermo seguendo un ritmo che lo evidenzia e rappresenta, così come le citazioni diventano parte integrante del film. E sono citazioni che partono da Comencini, da Fellini, da Goya, fino ad arrivare a Syamalan e al Mario Bava della Maschera del demonio. Per nulla sottilmente complesso, il Racconto dei racconti, in fondo, resta una favola, una dimensione alla quale gli umani targati terzo millennio non sono più abituati, alla ricerca come sono del tanto al chilo narrativo di hollywoodiana scrittura. E i nonni ci hanno insegnato che una favola resta sempre una favola.