creativi e autoproduzione
di Marcello Napoli –
FLAVIO PAGANO: I TRE GIORNI DELLA FAMIGLIA CARDILLO
Una festa, un viaggio che si trasforma in un incubo: 4 ostaggi di un serial-killer nei boschi di Petina. Una deliziosa “ma fiaba”. Quanti libri al giorno vengono sfornati come cornetti congelati e poi infarciti secondo i gusti multiformi dei consumatori? Così è per l’editoria, sia che vi pare sia non. Ma a volte ci sono libri sorprendenti per linguaggio, ironia, situazioni, gag, riflessioni. Tra questi s’impone il volume di cui parleremo oggi…
“C’era una volta la famiglia Cardillo, che viveva in una graziosa villetta fortificata in stile vagamente vittoriano, con un garage blindato giardino recintato e backyard minato, a Woodbridge, un quartiere residenziale nel cuore di Detroit.” Questo l’incipit del libro di Flavio Pagano “I tre giorni della famiglia Cardillo”, edito da Piemme, 15,50 e.
Il giorno della partenza dagli States per un matrimonio; un banale incidente che si trasforma in un incubo; il risveglio nella realtà, in bilico tra i buoni e i cattivi e una morale. Queste in sintesi le coordinate del libro che sfugge ad ogni immediata definizione ( ma che richiama alla mente il film di PIF, al secolo Pierfrancesco Diliberto, “La mafia uccide solo d’estate”, dove l’ironia e le mille riflessioni la fanno da padrone).
E’ “un’orribile storia di terroni”, ha scritto Francesco Paolantoni sulla copertina del libro; non fosse l’attore ironico e napoletano che è, suonerebbe quasi offensivo; invece non è così. Un po’ thriller, un bel po’ d’ironia, una punta di morale sul mondo della comunicazione, sulla mafia, sui Carabinieri (che per una volta hanno lo stesso obiettivo: trovare e liberare gi ostaggi. Naturalmente ognuno con una finalità diversa); una miscela attraente che non deluderà.
La storia che parte dagli Stati Uniti, dove la Famiglia, con la f maiuscola, è portatrice del germe della mafia di alto livello, è pronta per venire nel palcoscenico affascinante e inquietante degli Alburni. Più precisamente teatro delle vicende thriller sarà Petina e i suoi dintorni. Tra i sentieri montuosi e fitti, senza un Tom Tom che si rispetti e funzionante, ci si può perdere. Qui scatta la trappola; non quella della Natura rigogliosa, ma quella umana. Tony, il capofamiglia, Mary e i due figli, diventano prede di un folle pluriomicida, Carmine. L’italo americano della famiglia si mescola con il cilentano stretto, con l’italiano di giornalisti e cacciatori di scoop, con i dialetti d’Italia che commentano le immagini e certi fitti dialoghi, a volte surreali, sui quattro ostaggi in una botola al buio. Le prede, ormai vittime sacrificali e causali della follia, sono accerchiati di professionisti; dai carabinieri, increduli, ai giornalisti di prima linea, di quelli che sbattono presunti mostri, sangue, escrementi in Tv e sui giornali.
Il libro è anche una cruda e ironica accusa al sensazionalismo, alle ricostruzioni che non concedono spazio all’immaginazione, tanto che nel libro gli escrementi prodigiosi del capofamiglia diventano “famosi” quasi quanto le scatolette di Piero Manzoni. Ma a caccia dei quattro ospiti italo-americani, non vi saranno solo i carabinieri, i cani molecolari, il Ris, i giornalisti. Questo rapimento, che potrebbe volgere in tragedia, attira l’attenzione anche della Famiglia mafiosa cui fanno parte i Cardillo. Riusciranno gli eroi e i malavitosi a salvare la vita dei quattro inconsapevoli ostaggi?
Lo sfondo sono i casolari degli Alburni, simili a centinaia di fattorie e terreni del parco più vasto d’Italia; i suoi fitti boschi, le montagne. Ma come tutti i luoghi dove avvengono rapimenti, omicidi efferati, diventano poi mete del turismo dell’orrido. Ecco i tre giorni e i tre pezzi del puzzle, finemente intrecciati dalla scrittura di Flavio Pagano, che diventano thriller ad alta tensione e favola, per certi versi, moraleggiante: basta con gli escrementi di notizie e non solo, basta con certo voyeurismo televisivo e il sangue ad ogni costo e prima di tutto.
Una “mafiaba” in un paese ch’è tutto in miniatura; il libro di Flavio Pagano, giornalista ed editorialista, già vincitore nel 2011 del Premio Elsa Morante, si impone per modi e linguaggi, messaggi e tensioni ansiogene, ironia e sapienti sequenze, all’attenzione dei lettori.