creativi e autoproduzione
IL CONTRIBUTO DI PAOLO RICCI
Se Milano non avesse scommesso sul design, un produttore meneghino avrebbe lo stesso riconoscimento sul mercato di un designer di provincia. La morale è che se un piccolo produttore virtuoso prima di concentrarsi sulla sua e sola crescita si impegnasse per un’aggregazione territoriale del suo settore per far emergere la consapevolezza del saper fare in quell’ambito, la sua attività avrebbe sì più concorrenti, ma la sua azione di marketing sarebbe più incisiva nell’immaginario del target a cui si rivolge.
Il prof. Paolo Ricci, ordinario di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l’Università degli studi del Sannio, in modo autorevole e con proprietà di linguaggio adeguata, ha delineato questo fenomeno con lo slogan “collaborare nella competizione“. Ricci, classe 1967 di Avellino oltre alla cattedra di economia è Membro del Nucleo di Valutazione dell’Università degli Studi di Perugia, Vice Presidente del Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale GBS (Associazione Nazionale per la ricerca scientifica sul bilancio sociale – Milano), insegna, per supplenza, “Diritto pubblico dell’economia ed elementi di economia delle aziende pubbliche” (3 CFU) presso l’Università degli Studi Roma Tre ed è autore di numerose pubblicazioni scientifiche legate al mondo dell’economia tra le quali segnaliamo “riformite” edito dalla Maggioli.
Ricci ci spiega come si può attuare la collaborazione: “Bisogna organizzare i buoni progetti, le buone idee ed anche le semplici buone intenzioni sui territori cooperando, collaborando e chiedendo alle organizzazioni pubbliche del territorio di non creare problemi.”
Il suo contributo per questo spazio sulla autoproduzione scaturisce dalla possibilità di ripartire dalle piccole realtà produttive e spiega: “Ormai la globalizzazione ha mangiato tutto e quindi è evidente che solo una buona idea non basta, è necessario che ci sia anche una capacità manageriale, è indispensabile professionalizzare le buone idee. Un progettista deve essere anche in grado di comprendere e avere consapevolezza che una buona idea andrà avanti se troverà risorse finanziarie e se sarà in grado di professionalizzare in un ottica di cooperazione e non di competizione.”
Probabilmente la chiave di volta è la modalità con la quale si può perseguire questo obiettivo, e Ricci ci propone la sua ricetta: “Fondamentale è l’aggregazione, per evitare che i soggetti appartenenti alla filiera della autoproduzione, che comprende tante figure dell’artigianato, si sentano esclusi o sminuiti rispetto alla loro capacità propositiva. La grande produzione non è più interessata a rivalutare questa filiera pertanto se si riuscisse ad aggregare, avere territori capaci di mettere in condizione i progettisti di proporsi, e professionalizzare le idee con conoscenze di marketin, web, comunicazione, l’autoproduzione diventa una strada percorribile.” Quindi, pare proprio che concentrarsi sul territorio e far emergere anche la concorrenza sia un percorso virtuoso che può portare a risultati tangibili, e il prof. Ricci considera il binomio progettista e autoproduzione una risposta economica possibile.
Così il professore sintetizza l’autoproduzione: “come una risposta, non necessariamente negativa e spesso positiva, ad un’incapienza del mercato o della produzione stessa e attuando processi di competizione collaborativa i progettisti troveranno spazio nel mercato proprio con l’autoproduzione.”
Angelo Soldani