creativi e autoproduzione
UN CONCORSO LETTERARIO PER RACCONTARE L’AUTOPRODUZIONE
Alberto Rudellat ha vinto un concorso letterario per l’autoproduzione, con il suo racconto “who you gonna call?”. E’ una certa ironia “vincente” che colora ogni passaggio di un divertente racconto che ben descrive il complicato status del designer autoproduttore, che per Rudellat e i suoi amici è tale pure quando si è alle prese con il battesimo o la consegna al mondo (anche via web) del prodotto.
Classe ’80, nato a Nuoro ma vive a lavora a Torino, ha studiato a Pisa e a Torino e, nonostante abbia conseguito studi di tipo giuridico e politologico, nel 2010 inizia a interessarsi ai temi della riqualificazione urbana e del design. Nel 2011, insieme ad altri 4 soci, dà vita al collettivo IZMADE che opera nel campo dell’ecodesign autoprodotto, realizzando arredi e complementi d’arredo in piccole serie o in edizioni limitate. Il catalogo di izmade è composto da 11 prodotti: Marta – sgabelli e tavolino; Bucatini – appendiabiti; Dorothy – lampada da tavolo; Lilli – tavolino; Lilli – mobiletto; Umberto – tavolino, comodino; Dama – libreria; Ettore II – cuccia; Pinocchio – appendiabiti; Plaft Panc – seduta, cassapanca; 3 per quasi 3 – seduta, rastrelliera per biciclette.
Pubblichiamo qualche riga del suo racconto: “Dalla televisione accesa arrivava un brusio indistinto. Sdraiato sul divano, con i piedi a penzolare nel vuoto, Diego fissava distrattamente lo schermo, sovrappensiero. Erano quasi le dieci di sera e la fame iniziava a farsi sentire, ma non aveva la forza di alzarsi. La punta del pollice in bocca, con i denti mordicchiava il bordo della garza che gli fasciava il dito, simpatico souvenir di un incontro ravvicinato con la lama della combinata.
Dodici dicembre. Ancora tre giorni di tempo per trovare i soldi dell’affitto. O almeno una scusa credibile per avere una proroga. Spostò lo sguardo sul tavolino, su cui stava sparpagliato il contenuto del suo portafogli: due monete da un euro e qualche spicciolo di rame, un biglietto da visita, una fototessera e l’ultima banconota da 10, rossa come il suo conto in banca. Sospirò, arruffandosi i capelli con la mano sana. Almeno il tavolino era bello. Fatto da loro, con due cassette della frutta recuperate dal mercato sotto casa. Riceveva sempre grandi complimenti per quel tavolo, mai nessuno che volesse comprarlo però.”
Angelo Soldani